giovedì 15 marzo 2012

Norvegia, Meteorite sfonda capannone nel centro di Oslo



Oslo 12 marzo, una famiglia norvegese si è ritrovata in casa un pezzo di meteorite caduto dal cielo. Il frammento di corpo celeste ha trafitto il tetto di un capanno nel giardino dei Thomassen nel bel mezzo di un quartiere popolare della capitale. 




Secondo gli esperti, la ‘pietra’ di 585 grammi si e’ staccata dal meteoroite passato sulla Norvegia il primo marzo scorso ed e’ stata identificata in quanto tale dall’astrofisico Knut Joergen Roed Oedegaard e dalla moglie Anne Mette Sannes, appassionati di meteoriti. Un evento eccezionale per i ‘cultori della materia’: e’ infatti rarissimo non solo che il frammento di meteorite non si frantumi completamente una volta entrato nell’atmosfera, ma anche che atterri in un centro abitato. La famiglia in questione deve quindi ritenersi molto fortunata, sottolineano ancora gli esperti, per il fatto di non aver subito danni ma anche perche’ un pezzettino di corpo celeste ha anche un certo valore monetario.


L'Arena

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lunedì 12 marzo 2012

Enorme meteora osservata e filmata in Gran Bretagna


I centralini della polizia della Scozia e del nord dell’Inghilterra sono stati intasati da centinaia di chiamate di cittadini che affermavano di aver visto nel cielo un’enorme palla di fuoco viaggiare da nord verso sud attorno alle 21,40 di sabato 3 marzo. Il Met Office (l’ufficio nazionale di meteorologia inglese) ha immediatamente postato un tweet in cui ha scritto:” Ciao a tutti, per chiunque stia vedendo qualcosa nel cielo notturno, crediamo si tratti di un meteorite”.

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Quelle che comunemente vengono chiamate “stelle cadenti” scientificamente sono delle meteore, ovvero piccoli corpi celesti che si incendiano fino a disintegrarsi quando entrano in contatto con l’atmosfera lasciando una scia luminosa. I meteoriti invece sono corpi celesti abbastanza grandi da sopravvivere all’impatto con l’atmosfera riuscendo a raggiungere la superficie terrestre.

Se dunque quello avvistato la sera del 3 marzo era effettivamente un meteorite alcuni suoi frammenti dovrebbero essere arrivati fino al suolo. Al momento però non si hanno notizie di ritrovamenti e occorrerà, dicono gli esperti, ricostruire prima la traiettoria esatta per indirizzare più precisamente le ricerche.


Apophis, l'asteroide del 2036



Nel 2036 potremmo vedercela con un’altra minaccia: quella di Apophis 99942, di cui è nota la possibilità – più remota, tuttavia, di 2011 AG5 – di incrociare la Terra.
Apophis (in italiano 99942 Apòfi, meglio noto in passato con la designazione provvisoria 2004 MN4) è un asteroide Near-Earth Con un diametro di 350 metri costituisce sicuramente un rischio più alto in termini di effetti distruttivi. Scoperto nel giugno 2004 da un altro osservatorio dell’Arizona, il Kitt Peak Nationa Observatory, provocò un grande allarme all’epoca, perché le stime iniziali davano buone probabilità di una collisione nel 2029. Da allora, Apophis (il cui nome deriva dalla parola greca per “distruttore”) non ha smesso di spaventare, nonostante le successive osservazioni ne abbiano significativamente ridotta la minaccia.


Il punto di massimo avvicinamento di Apophis nel 2029. Allora potrebbe cambiare orbita e diventare un rischio per la Terra nel 2036.

Infatti, una successiva valutazione ha permesso di escludere completamente qualsiasi possibilità di impatto per il 2029, calcolando invece una nuova data di rischio per il 13 aprile 2036. Ma le probabilità sono bassissime: inizialmente stimate a 1 contro 6000, calcoli sempre nuovi ne stanno ridimensionando sempre di più la minaccia, che oggi è di appena 1 su circa 250.000. Allora, di che parliamo? C’è sempre la possibilità che qualcosa vada storto. Che l’orbita venga deviata dall’influenza gravitazionale di un altro corpo celeste, o della Terra stessa, e che il sasso spaziale entri in un’orbita di collisione. Sono tutti eventi prevedibili con largo anticipo, se la scoperta avviene con un analogo anticipo, come nei casi di Apophis 99942 e di 2011 AG5. Per entrambi, il prossimo appuntamento è per il 2013: la minore distanza dalla Terra permetterà di fare calcoli e valutazioni più realistiche.


Soluzioni contro le minacce spaziali
E' noto l’allarme lanciato a più riprese dell’astrofisica Margherita Hack per Apophis. In realtà, l’allarme non riguarda il rischio dell’asteroide in sé, ma la possibilità che nuovi sassi spaziali possano prima o poi scontarsi con la Terra. Eventi rari, certo, ma avvenuti in passato. Forse non porterebbero all’estinzione della razza umana, ma di sicuro comprometterebbero la sopravvivenza della civiltà contemporanea, così profondamente interconnessa e interdipendente. Per questo le agenzie spaziali di mezzo mondo stanno elaborando da alcuni anni soluzioni che permettano al pianeta di dotarsi di difese spaziali. Suona fantascientifico, ma il rischio è troppo grande per lasciarsi cogliere impreparati.


C’è tutto il tempo per correre ai ripari, assicura il direttore della NASA, Charles Bolden. “La missione Deep Impact è stata condotta in sei anni, il che dimostra che una finestra di sette anni è più che sufficiente per preparare una risposta adeguata al rischio”, sostiene Bolden. “Deep Impact” era il nome della sonda che nel 2005 atterrò sulla cometa Tempel 1 per studiarne la composizione. Un’impresa storica, che dimostra come siano avanzate le nostre tecnologie di atterraggio in corsa nello spazio. Nel caso peggiore, potremmo sempre ricorrere a una salva di testate nucleari.L’agenzia russa Roscosmos sta lavorando a sonde capaci di atterrare su asteroidi deviandone la rotta grazie a potenti razzi propulsori. Atterraggi “in corsa” su asteroidi sono già stati realizzati da sonde NASA, per cui la fattibilità tecnica dell’impresa è già stata dimostrata; bisognerebbe invece verificare la possibilità di deviare corpi molto massicci: servirebbero propulsori di grande potenza. La NASA lavora piuttosto alla possibilità di lanciare oggetti che devino la rotta dei bolidi spaziali provocando interferenze gravitazionali a distanza, quindi senza atterrare sul corpo celeste. L’agenzia spaziale cinese studia invece una sonda da lanciare ad altissime velocità in direzione dell’asteroide: schiantandosi sulla sua superficie, nonostante le dimensioni ridotte della sonda, l’alta velocità permetterebbe di deviarlo.





























                                                                            Fonte: http://www.fanpage.it